Quasi
al limite del visibile, la scrittura di Francesca Poto costruisce
una trama di ritmi nella successione delle immagini/parole,
del vuoto e del pieno, di luce adagiata e di luminosità,
sulla superficie del bianco. Le prime parole in libertà
di Marinetti, l'inizio della specializzazione della visualizzazione
della scrittura aprono il cammino verso una pratica in cui la
stessa scrittura è un materiale.
La
scansione puntellata di Francesca Poto introduce una forma altra
di lettere-icone, frontiere del visibile rivolte al mondo tattile
restituendo al segno la dimensione originaria di punto. Il punto,
il biano, lo spazio, nell'opera di Francesca Poto, raccontano
il senso, l'inespresso racchiuso nel segno, sconvolgono la convenzione
scritturale in ritmo visivo dominante.
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Su
due fogli bianchi l'artista ha stampato, in caratteri Braille,
lo stesso testo in italiano ed in inglese.
"Il
lavoro - dice l'artista - richiama il senso dell'esperienza tattile,
percezione complementare o, anche, sostitutiva di quella visiva.
L'idea che solo toccando sia possibile accertare la veritą e superare
l'illusione emerge spesso, in varie circostanze. J.G.Herder (1744-1803)
segue questa linea di pensiero quando, parlando dell'esperienza
estetica, contrappone il carattere illusorio della visione a quello
autentico e sincero della tattilitą"...
Primavere
del bianco
Vittoria
Biasi, 2010
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